Il Baccalà alla Brace secondo Osteria da Carmela
La cucina napoletana è spesso sinonimo della provvidenza, dell’arrangiare, con ingredienti poverelli, ma con tanto buon gusto, si giocava ad assemblare con quel che si aveva nella povera dispensa piatti proteici, rinvigorenti e allo stesso tempo gustosi. Piatti come gli Spaghetti alla puveriello oppure gli Spaghetti con il soffritto sono solo alcuni degli esempi con cui le famiglie napoletane, maestre nell’arte dell’arrangiarsi, ogni giorno resistevano ai morsi della fame e della penuria.
Ebbene, la storia dell’uso del baccalà nella cucina napoletana non si discosta tanto dagli altri piatti popolari che vi abbiamo citato poc’anzi. Infatti, il Baccalà è un ingrediente proteico, ma molto più economico della carne, per cui a Napoli veniva cucinato spesso e volentieri e in tanti svariati modi. Osteria da Carmela, poiché è un luogo dove mangiare cucina napoletana verace, non disdegna l’uso del Baccalà, anzi, non importa in che stagione vi troviate a passare, ma lo troverete sempre nei nostri menu.
Per questo motivo, se un po’ di tempo fa vi abbiamo raccontato di come realizziamo il Baccalà alla siciliana, oggi vi raccontiamo il modo di realizzare il Baccalà alla brace.
La storia del baccalà alla brace viene da lontano, da quando si usava il braciere per cuocere gli alimenti, e poi tale cottura risultava essere confacente, specialmente in inverno, quando il fuoco era sempre acceso per riscaldare la casa.
I segreti della ricetta del Baccalà alla brace sono due, e il primo è certamente la marinatura in un bagno di olio e spezie mediterranee per due o tre ore. Più lo lascerete in ammollo, più si insaporirà, inoltre più erbe aggiungerete (alcuni aggiungono anche salvia, origano, ad esempio), più il baccalà sarà profumato e gustoso. Mentre il secondo segreto sta nella cottura. Se avete la possibilità di fare la brace in casa, il risultato sarà sorprendente. Adagiate il baccalà sulla griglia e giratelo spesso, finché non si indora. Girandolo spesso, conviene ungerlo con l’olio della marinatura, magari usando due rametti di rosmarino.
Che bontà, ci viene l’acquolina solo a scriverne!
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